La Regione non riesce a chiudere una gara da 25 milioni per un centinaio di autobotti e camion che sostituiranno quelli vecchi fuori uso

L’assessore regionale al Territorio Toto Cordaro la prende con filosofia: “Entro la fine dell’estate – dice – cominceremo con la consegna”. Volendo guardare il bicchiere per com’è, mezzo vuoto, significa però che solo in autunno la Sicilia potrà sperare finalmente di avere a disposizione i mezzi antincendio di cui c’è bisogno almeno da due anni. Effetto di una gara che dal 2020 la Regione non riesce a portare a termine: quella da 25 milioni per l’acquisto di un centinaio fra autobotti e autocarri che dovrebbero sostituire un parco veicoli che secondo i sindacati è ridotto da tempo ai minimi termini.

Eppure, per Cordaro, la situazione è sotto controllo: “Abbiamo fatto due gare per la manutenzione – assicura l’assessore – e proprio ieri mattina (lunedì, ndr) ho fatto un nuovo punto settimanale per monitorare lo stato dei veicoli. Quasi tutte le postazioni, tranne un paio, hanno mezzi efficienti a disposizione. Quelle che al momento non ce li hanno li riotterranno entro giovedì”. Sta di fatto che al momento si procede con veicoli rattoppati: la gara bandita nel 2020, infatti, è rimasta a lungo bloccata da un ricorso al Tar, e il tentativo di sbloccarla con l’aggiudicazione a gennaio è andato solo parzialmente a buon fine. “Adesso – garantisce Cordaro – il tribunale amministrativo ha rigettato la sospensiva, quindi possiamo procedere. Si tratta però di mezzi che vanno assemblati. Le prime consegne inizieranno entro la fine dell’estate”. Quando cioè la stagione degli incendi volgerà al termine.
Intanto, però, i roghi attraversano già la regione. Ieri, ad esempio, un incendio si è propagato a Giarre, mentre lunedì il fuoco ha bloccato per ore l’autostrada Palermo- Catania e la settimana scorsa le fiamme hanno lambito il centro di Enna. Per difendere l’Isola da questo pericolo, se non altro, i forestali possono intanto accontentarsi degli 80 droni acquistati l’anno scorso dalla Regione: “Tutti i distaccamenti – si compiace Cordaro – ne hanno almeno uno. Della nostra flotta fanno parte 9 o 10 droni di ultima generazione, che possono viaggiare anche in condizioni meteo impegnative, ad esempio con lo scirocco. Ogni provincia dispone di uno di questi droni”.

Quello dei veicoli, d’altro canto, non è l’unico problema da affrontare. Anzi: secondo i sindacati non è neanche il più grave. “Il problema numero uno – avvisa il segretario generale della Flai- Cgil, Tonino Russo – è l’età sempre più avanzata degli operai forestali, che ormai si avvicinano sempre più ai 60 anni di età. Servono nuove immissioni in servizio”. Al 31 dicembre i forestali siciliani erano in tutto 17.377, per effetto dei pensionamenti molti meno dei 26mila balzati agli onori delle cronache una decina di anni fa: di questi, fra l’altro, 1.332 sono assunti a tempo indeterminato, mentre 5.256 lavorano 151 giornate all’anno (cioè poco più di 5 mesi) e la stragrande maggioranza – 8.335 persone – è in servizio 101 giornate, cioè poco più di tre mesi all’anno. Tutti questi lavoratori sono stati chiamati sul campo: mancano invece all’appello i 2.454 precari con un contratto da 78 giornate all’anno. “Dei 17mila – osserva poi Russo – circa 5mila si occupano del servizio antincendio, mentre il resto lavora nel campo della manutenzione”.

E per questi lavoratori c’è anche un paradosso. L’anno scorso, infatti, è stato approvato il nuovo contratto di categoria, e la Sicilia è stata la rappresentante della conferenza delle Regioni per le trattative, che dunque sono state seguite dall’ex assessore all’Agricoltura Edy Bandiera e poi sono state finalizzate dal suo successore, Tony Scilla. “Proprio in Sicilia – si sfoga però Russo – quel contratto non è ancora stato recepito dalla giunta regionale”. Un dettaglio non marginale: gli operai forestali guadagnano infatti circa 1.200 euro al mese, in alcuni casi per meno di tre mesi all’anno, e il nuovo accordo garantirebbe loro almeno cento euro di aumento, per altro equiparandoli ai loro colleghi delle altre regioni. Un piccolo incentivo a fronte di un lavoro enorme da affrontare ogni anno. E da portare a termine nonostante le armi spuntate.