“Paga o muori”, condannati padre e figlio di Licata per usura ed estorsione

Dodici anni di reclusione per il padre cinquantunenne e 7 anni per il figlio di 25 anni

E’ il verdetto dei giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, nei confronti di due licatesi accusati di usura aggravata e tentata estorsione.

Le condanne inflitte nei loro confronti sono ridotte rispetto alle richieste del pm (16 anni per il padre, 14 anni per il figlio) perche’ e’ stata esclusa l’aggravante del metodo mafioso. L’inchiesta a carico dei due imputati scaturisce da un’indagine su tre presunti casi di usura e altrettanti di tentata estorsione che risalirebbero al periodo compreso fra il 2016 e il 2019. Nel primo episodio la vittima, alla quale erano stati prestati 35mila euro, sarebbe stata costretta dai due imputati a restituirne 54mila, con un tasso di interesse del 54 per cento.

Per costringerlo a pagare, lo avrebbero picchiato e minacciato di uccidere i suoi familiari. Un’altra vittima dello strozzinaggio, al quale sarebbe stato imposto di restituire un prestito con un tasso del 240 per cento annuo, sarebbe stata aggredita con un tubo di acciaio da e minacciata di morte. Padre e figlio, inoltre, avrebbero fermato l’auto di un conoscente, minacciando di ucciderlo con un bastone se non gli avesse dato 11.500 euro. La vittima, secondo quanto e’ stato accertato nel processo, sarebbe stata brutalmente picchiata per il rifiuto di pagare quella somma di denaro.

“Mi sono trovato in un momento di difficolta’ economica – aveva raccontato in aula una delle presunte vittime – e ho chiesto dei soldi in prestito a questi signori che, un paio di anni prima, si erano proposti di darmi una mano qualora avessi avuto bisogno. Sono stato sommerso dagli interessi, minacciato di morte e picchiato. Per restituire i soldi sono stato costretto pure a fare le truffe on line. Pagavo continuamente ma il debito non si estingueva mai”.